Pareri discordanti su Bogotà: o la ami o la odi. Una città cosmopolita di 8 milioni di persone. I colombiani la chiamano “il frigorifero della Colombia” visto che ha un clima fresco tutto l’anno, quasi sempre nuvoloso e spesso piovoso. Stamattina alle 7:30 c’erano 10 gradi.
Ad un’altitudine di 2.640 metri è la terza capitale più alta del Sud America, e del mondo, dopo Quito e La Paz. Non mi ha dato alcun problema. Zero necessità di ambientamento ieri all’uscita dall’Aeroporto Internazionale El Dorado.
As usual il primo giorno in vacanza mi sveglio sempre prima che suoni la sveglia. Non vedo l’ora di uscire a fare foto e alle 6 apro gli occhi. Il problema è che la colazione era dalle 7, peraltro buona, nulla di eccezionale ma le uova con pomodori e cipolle erano goduriosi.
Il cielo era coperto, faceva qualche goccia leggera leggera ogni tanto. Certo un po’ mi rodeva che sei in vacanza e il tempo non è il massimo ma almeno così c’e un lato positivo per un fotografo: può scattare tutto il giorno.
Nonostante il meteo la temperatura piano piano è salita e a mezzogiorno ero in maglietta.
Oggi – domenica – gran parte del centro era pedonale con una delle strade principali, calle 7, che diventa una lunghissima pista ciclabile piena di colombiani e turisti che partono con i bike tour.
È una città dai profondi contrasti. E’ la città degli estremi, divisa in venti quartieri (localidad). Possiamo dire che non è una città, ma ve ne sono almeno 4 di città, tutte molto diverse che si incontrano, si inseguono, si confondono.
Il primo che mi giro è La Candelaria, la “città vecchia”, il quartiere più popolare, con edifici bassi multicolorati, in stile coloniale spagnolo, e chiese barocche, il tutto sovrastato dai 161 metri dell’Avianca Building, il grattacielo che quando nel 1969 fu inaugurato era il più alto in tutto il Sudamerica. Io soggiorno qui, in questa zona per le prime due notti del mio viaggio.
Ha un incredibile atmosfera artistica con i tanti graffiti colorati mescolati alle opere antiche. Il tutto su di una ripida salita dalla cui sommità ci sono diversi belvedere della città. Di giorno è molto turistica ma è bella da esplorare per scoprire la vera vita locale. La sera invece bisogna stare un po’ attenti a girarsela.
Plaza de Bolivar è la sua piazza principale, ma principale di tutta Bogotà, nel cuore della città, grandissima e con al centro la statua di Simón Bolívar. C’è sempre gente qui, insieme a … tanti piccioni.
E’ sufficiente fermarsi a guardare/fotografare i passanti e si nota subito un altro contrasto, quello etnologico, con una popolazione che è un mix di quattro ceppi indigeni molto diversi.
Però qui il contrasto vero attuale, e difficile da accettare, è quello economico: c’è un evidente incolmabile sperequazione fra i pochissimi ricchi, molto ricchi, e gli oltre 33 milioni di colombiani, oltre il 70% della popolazione totale, che vivono tra la povertà e la miseria.
Evidente percorrendo la Carrera Séptima, l’arteria principale a Bogotà, piena di bancarelle di strada, intendendo oggetti vari, spesso usato, messi su asciugamani come fossero vetrine. Con tanti barboni ogni pochi metri.
La domenica senza il traffico, piena di ciclisti, pattinatori, skateboardisti e pedoni, è perfetta per girarsela con la macchina fotografica in mano. Passando anche accanto a tanti siti importanti di Bogotà, dalla storia, alla cultura all’economia.
Già mi facevano un po’ male i piedi. (A fine giornata avrò fatto 14km per 24.421 passi. Lo dice il mio iPhone)
Prendo un taxi che poi mollo perché sono infinite le code in strada per il traffico (batte Roma) e prendo un bus con il suo percorso preferenziale per arrivare a pranzo nella zona chiamata Chapinero. E’ la zona residenziale delle classi più agiate, con delle grandi ville vittoriane che riflettono molto l’influenza degli stili architettonici europei.
Si prosegue ancora un po’ più in là e c’è Teusaquillo, dove cambia ancora di nuovo tutto: zona verde, piena di piccoloi o grandi parchi, ampi viali, e dove si trova il campus dell’Università Nazionale di Colombia. Oggi peraltro piena di giovani studenti tutti in fila. Come se fossero lì per le iscrizioni alle nuove lauree che cominceranno a settembre.
Dopo un break in camera nel pomeriggio mi incammino per prendere la Teleferica per Monseratte. Un bel po’ di coda ma poi verso le 17 sono su a 3.140 metri di quota. Un bel po’ di foto alla città e poi … 40’ di fila per prendere la teleferica a scendere.