Per molti anni la Comuna 13, nella parte ovest della città,
È stato considerato il Barrio più pericoloso del Sud America, tormentato da una storia di crimini da parte di guerriglieri, gruppi paramilitari, cartelli della droga e bande locali.
Durante i giorni di Pablo Escobar, era la sua area preferita, il centro dei cartelli della droga e delle forze ribelli in Colombia, dove reclutava i suoi sicari per lavorare per il suo cartello.
Nel corso degli anni, il tasso di omicidi aumentò e raggiunse il suo apice il 16 ottobre 2002, quando l’esercito colombiano, la polizia, l’aviazione e i gruppi paramilitari lanciarono la controverso Operazione Orion per combattere le milizie di sinistra.
A causa di questa operazione, i 100.000 residenti della baraccopoli sono stati catturati nel fuoco incrociato, lasciando migliaia di morti e feriti, anche se i numeri ufficiali affermano che solo 9 persone sono state uccise durante l’attacco …
Fu dopo questo evento terrificante che i residenti di Comuna 13 iniziarono a protestare contro la violenza nella zona. Abitanti sono usciti per le strade con stracci bianchi sollevati per la pace e la solidarietà.
Artisti di strada locali hanno iniziato a dipingere muri e scrivere canzoni in memoria di persone innocenti che sono morte nel conflitto.
Da quel momento in poi, la street art è diventata qualcosa di grande in Comuna 13. Molti artisti nazionali e internazionali sono venuti al Barrio per esprimere messaggi pacifici attraverso l’arte. Dall’operazione Orion, la qualità della vita nella baraccopoli è migliorata. Un cavo della metropolitana e alcune scale mobili sono state costruite per facilitare l’accesso nella zona.
Oggi, c’è una spinta forte e di successo per il rinnovamento urbano.
Nell’ultimo decennio, Comuna 13 si è trasformata da un luogo in cui nessuno oserebbe avvicinarsi a una popolare attrazione turistica.
Se anche da solo scendi alla stazione ti ‘assalgono’ decine di gruppi organizzati per proporti visite alla Comuna con le guide locali per scoprire i fantastici graffiti e artisti hip hop del barrio.
Ma la parte dei graffiti la si può girare anche da soli rimanendo nella zona delle scale mobili senza allontanarsi troppo, nelle aree non ancora completamente sicure.
Da lassù ha anche alcune delle viste più incredibili della città.
Per girarmela, ero entrato tramite Instagram in contatto con Simone Piccinni, un aretino che dopo i suoi 2 anni in giro per il mondo, senza mai prendere l’aereo, ha deciso di tornare a Medellin e insieme alla comunità Sembrando paz y esperanza, nata dieci anni fa e che ospita 150 bambini, dare proprio ‘speranza’ ai bambini.
Simone un anno fa circa, ha cominciato a darsi da fare per donare un campo da calcio ai bambini di strada di Medellin, un centro sportivo e un ostello per i bambini della Comuna 13 per strapparli così dalla criminalità, per aiutarli ad avere un futuro attraverso il gioco più bello del mondo.
“Sono tornato a Medellin, per riabbracciare tutti i bambini della squadra di calcio e la famiglia che mi aveva ospitato quando passai di qui la prima volta’’ – mi ha raccontato Simone.
Stanno quindi cercando di creare un centro sportivo raccogliendo donazioni, un luogo per i bambini della Comuna 13, così che abbiano uno spazio dove giocare a calcio e imparare i valori che possano tenerli lontani dai pericoli e uno spazio dove le bambine possano studiare danza o altro, dove organizzare incontri con professionisti per la prevenzione contro la droga e per l’educazione sessuale visto che tante ragazzine rimangono incinte.
Hanno cominciato con la pulizia del campo, portando via le vecchie recinzioni fatte di sacchi di sabbia e calcinacci, tirando su una rete protettiva che impedisca che la palla cada giù nel burrone ogni volta che un bambino calci fuori dal campo. Hanno montato anche i fari così che anche la sera i ragazzi abbiano la possibilità di allenarsi, e risistemato le porte (che hanno reti di metallo)
Questo progetto mi ha toccato il cuore anche solo quando l’ho scoperto quando mi stavo organizzando il viaggio a Medellín e il giro nella Comuna13.
Vivendola di persona la giornata nessuno mai mi toglierà dal cuore le emozioni che ho provato chiacchierando con quei bambini, giocando poi anche a pallone con loro.
Non tornavo in porta da 10 anni ma per loro, per farlo divertire – ci aspettavano con ansia per una partita – avrei fatto qualsiasi sforzo.
Giornata indimenticabile.
È importante che la gente sostenga Simone anche finanziariamente.
Un sogno da condividere con la raccolta fondi
(https://growish.com/5c7721287fd05f79048b4569), seguendo gli aggiornamenti sulla pagina Facebook Simone Piccini – wanderhang, o su quella sempre Facebook specifica del progetto per i bambini (https://www.facebook.com/sembrandopazyesperanza/?ti=as